Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’uso di droghe da parte dei regimi fascista e nazista non fu soltanto un fenomeno diffuso tra i soldati al fronte, ma anche uno strumento strategico adottato dai vertici per incrementare le prestazioni militari e mantenere un controllo psicologico sulla popolazione. La narrazione di un’Europa devastata dalle guerre si intreccia con l’ombra dell’abuso di sostanze psicoattive, che hanno giocato un ruolo significativo nell’evoluzione del conflitto.
La Metanfetamina: Il “Carburante” del Terzo Reich
Una delle sostanze più emblematiche del periodo fu la metanfetamina, nota commercialmente come Pervitin. Questo stimolante venne largamente distribuito tra i soldati tedeschi, specialmente durante l’invasione della Polonia nel 1939 e la Blitzkrieg (guerra lampo) in Francia nel 1940.
Heinrich Böll, futuro premio Nobel per la letteratura e all’epoca soldato della Wehrmacht, scrisse nelle sue lettere alla famiglia: “Mandatemi Pervitin, ho bisogno di rimanere sveglio per giorni”. La metanfetamina riduceva la percezione della fatica, migliorava la resistenza e aumentava la fiducia nei combattimenti. Tuttavia, l’abuso prolungato portava a effetti collaterali devastanti come paranoia, depressione e allucinazioni.
Secondo lo storico Norman Ohler, autore de “L’Impero della Droga: La tossicodipendenza nel Terzo Reich“, la Germania nazista era una nazione letteralmente dopata, guidata da un leader – Adolf Hitler – che faceva ampio uso di sostanze stupefacenti.
Hitler e il Suo Medico Personale
Uno degli aspetti più controversi riguarda l’uso personale di droghe da parte di Adolf Hitler. Il suo medico personale, Theodor Morell, somministrava regolarmente al Führer una vasta gamma di sostanze, tra cui oppiacei, anfetamine, e derivati della cocaina.
Secondo i diari di Morell, oltre al famoso Pervitin una potente metanfetamina, Hitler riceveva iniezioni quotidiane di Eukodal (ossicodone), una potente droga oppioide che alleviava i dolori cronici e migliorava l’umore. Questa dipendenza contribuì a forgiare l’immagine di un leader imprevedibile e sempre più distante dalla realtà, influenzando in modo diretto le sue decisioni militari negli ultimi anni della guerra.
Fascismo Italiano e l’Abuso di Droghe
In Italia, l’abuso di droghe non raggiunse i livelli sistematici della Germania nazista, ma ci furono episodi documentati di utilizzo di sostanze tra gli ufficiali e i soldati italiani. L’Italia fascista di Mussolini enfatizzava l’ideale del corpo sano e vigoroso, il che contribuì a mantenere una certa distanza dall’uso sistemico di droghe.
Tuttavia, ci sono testimonianze che suggeriscono che Benito Mussolini abbia fatto uso di cocaina, soprattutto in contesti privati. Secondo alcune fonti, Mussolini assumeva cocaina durante le sue frequentazioni di case di tolleranza, e la sua amante e consigliera, Margherita Sarfatti, cercò di distoglierlo da questa dipendenza. Si racconta che Sarfatti gli strappò la polvere dal portafoglio, chiedendogli di giurare sulla testa di sua madre che non ne avrebbe più fatto uso. Questi episodi gettano luce su una realtà meno conosciuta del Duce, mostrando come anche il regime fascista non fosse immune all’abuso di sostanze stupefacenti.
Negli ambienti della RSI (Repubblica Sociale Italiana) e tra le truppe fasciste impegnate negli ultimi anni del conflitto, vi furono segnalazioni di utilizzo di stimolanti per combattere la stanchezza e la paura. In molti casi, il presunto coraggio dei fascisti e dei nazisti in battaglia era più il risultato di un abuso di droghe che di autentica forza d’animo.
Tra le forze fasciste italiane, in particolare gli Arditi – i reparti d’assalto – venivano spesso associati all’uso di cocaina per inibire la paura e favorire azioni di estrema violenza. Queste truppe d’élite, celebrate dalla propaganda come esempi di eroismo, erano in realtà sostenute da un massiccio consumo di droghe, che riduceva l’ansia e aumentava l’aggressività.
L’Invasione della Normandia e l’Uso di Droghe dagli Alleati
L’abuso di droghe non fu un fenomeno esclusivo dell’Asse. Anche tra gli Alleati si diffuse l’uso di stimolanti. I piloti britannici della RAF assumevano Benzedrina (una forma di anfetamina) durante le missioni di bombardamento per mantenere alta l’attenzione e la concentrazione. Negli Stati Uniti, la stessa sostanza fu distribuita alle truppe per combattere l’affaticamento nelle lunghe campagne del Pacifico.
Le Conseguenze: Soldati Devastati dal Dopoguerra
Al termine della guerra, molti soldati tedeschi e alleati tornarono a casa dipendenti da droghe, con gravi disturbi psicologici e fisici. Il dopoguerra in Germania fu segnato da un’ondata di tossicodipendenza tra i veterani che avevano fatto uso intensivo di metanfetamine durante il conflitto.
Tra le cause della guerra vi era forse anche l’abuso di stupefacenti?
L’abuso di droghe durante la Seconda Guerra Mondiale rappresenta un capitolo oscuro spesso sottovalutato nelle narrazioni tradizionali del conflitto.
Se da un lato l’uso di sostanze psicoattive contribuì a rafforzare temporaneamente le prestazioni militari, dall’altro minò la salute mentale e fisica di un’intera generazione di soldati.
Il caso della Germania nazista, con il massiccio impiego di Pervitin e le dipendenze di Hitler, dimostra come l’abuso di droghe sia stato non solo una conseguenza della guerra, ma anche uno dei fattori che ne determinarono l’esito e probabilmente anche l’inizio.
Questo in parte potrebbe “giustificare” le crudeltà naziste quali lo sterminio di ebrei e delle altre entnie, la selezione genetica. i deliri di onnipotenza e la violenza di un partito politico che ha segnato con violenze mai viste prima un intera nazione.
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