Se dovessimo definire Il mondo all’incontrario del generale Roberto Vannacci con un’immagine cinematografica, non ci sarebbe metafora più calzante di quella celebre scena del ragionier Ugo Fantozzi che si alza in piedi per proclamare: “Per me… la Corazzata Potëmkin è una cagata pazzesca!“. Perché? Perché il libro di Vannacci condivide con il film sovietico di Ejzenštejn un’ambizione monumentale, ma il risultato è un miscuglio di superficialità, toni roboanti e contenuti discutibili che lasciano interdetti. Ecco perché.
Un’Operazione di Confusione Ideologica
Vannacci promette di offrire un’analisi coraggiosa e controcorrente del mondo moderno, ma finisce per perdersi in un mare di generalizzazioni che si accavallano senza una vera coerenza logica. Ogni pagina è un’accusa contro qualcosa o qualcuno: l’immigrazione, la comunità LGBTQ+, il femminismo, l’ecologia, il progresso tecnologico. Tutto viene trattato con lo stesso piglio apocalittico, come se il mondo fosse sull’orlo del baratro per colpa di un complotto globale orchestrato da non meglio precisati nemici della tradizione.
Peccato che questa “denuncia” manchi di una struttura argomentativa solida e si limiti a essere un elenco di sfoghi personali.
Lo Stile: Dal Generale al Bar dello Sport
L’aspettativa è che un generale dell’esercito abbia uno stile rigoroso, ordinato, basato su fatti e logica. Invece, il libro sembra scritto più con l’approccio di un frequentatore del bar dello sport, con battute, opinioni non supportate da dati, e una retorica che più che persuadere cerca di colpire basso.
Ad esempio, le affermazioni sui “valori tradizionali” e sulla “decadenza della società” sembrano più un’operazione nostalgica che una reale analisi delle sfide del mondo contemporaneo. Il tutto è condito con uno stile aggressivo che non lascia spazio al dialogo, ma si limita a sparare sentenze.
Un libro ignorante per gente ignorante
Un aspetto interessante che emerge dall’analisi del fenomeno editoriale di Vannacci riguarda il legame tra il livello di scolarizzazione degli elettori e il consenso verso le sue idee. Studi sociologici indicano spesso che un basso livello di istruzione è associato a una maggiore propensione verso messaggi populisti o retoriche semplicistiche. Il libro di Vannacci sembra intercettare questo pubblico, offrendo risposte facili a problemi complessi.
D’altra parte, lettori con una formazione più alta tendono a criticare la mancanza di rigore argomentativo e il tono eccessivamente semplificatorio, riconoscendo nei suoi contenuti più un appello emotivo che un’analisi razionale. Questo divide ulteriormente l’opinione pubblica, trasformando il libro in un fenomeno polarizzante, un libro che tende serve a rafforzare tesi da bar e portarle ad un livello superiore. Nulla di nuovo è solo l’ennesimo ricorso storico, dobbiamo ricordarci che quelle in Germania ed in Italia hanno rappresentato Nazismo e Fascismo, due movimenti che hanno discriminato, isolato e distrutto le minoranze, quelle minoranze che il possibile prossimo soldato semplice Vannacci (viste le sue vicende disciplinari), identifica come la causa dei problemi dell’epoca moderna.
3. La Logica del Nemico Immaginario
Una delle tecniche più utilizzate nel libro è la creazione del nemico immaginario. Per Vannacci, tutto ciò che non si conforma alla sua visione è un attacco alla civiltà: dai diritti civili alla lotta contro il cambiamento climatico, tutto viene interpretato come parte di un disegno per distruggere i pilastri della società.
Ma dove sono le prove? Dove sono le fonti che dimostrano l’esistenza di questo “complotto globale”? Mancano, e al loro posto troviamo solo invettive e slogan.
4. Il Tono Apocalittico
Leggere Il mondo all’incontrario è come ascoltare un monologo di qualcuno che urla “siamo tutti condannati!” mentre il resto del mondo va avanti. Vannacci sembra incapace di accettare che il cambiamento sociale è una costante storica e che la diversità non è una minaccia, ma una ricchezza.
Il tono catastrofista, invece di suscitare riflessione, diventa semplicemente ridicolo. Si arriva quasi a immaginare che dietro ogni innovazione o battaglia per i diritti ci sia una stanza piena di persone malvagie che ridono diabolicamente.
5. Una Narrazione Autocelebrativa
Infine, il libro è permeato da un certo egocentrismo. Vannacci si presenta come un paladino solitario, l’unico in grado di dire la verità, l’unico rimasto fedele ai veri valori. Questo approccio, oltre a essere narcisistico, rende difficile prendere sul serio il contenuto.
Conclusione: Una Corazzata Retorica che Affonda
Se Fantozzi bocciava La Corazzata Potëmkin per il suo essere un’opera pretenziosa e noiosa, Il mondo all’incontrario merita una critica simile. Vannacci tenta di costruire una grande narrazione alternativa, ma finisce per offrire un libro che non illumina, non convince, e spesso non diverte nemmeno. Insomma, una “cagata pazzesca” che forse sarà ricordata più per la polemica che ha generato che per il valore delle sue idee.
Appassionato di lettura di testi storici, in particolare di storia moderna, lettore accanito di notizie, quotidiani. Attento alla citazione di fonti attendibili, nemico di Fakenews e Analfabetismo Funzionale.